COORDINAMENTO RSU PROVINCE TOSCANE
Riunione del 15 maggio 2012
Verbalizza Michele Calenzo (Firenze)
La riunione ha inizio in Firenze, ore 10:30, Palazzo Medici-Riccardi - Via Cavour n.1.
Sono presenti i rappresentanti RSU delle Province di Lucca, Siena, Grosseto, Livorno, Arezzo e
Firenze.
Introduce Aloi che, dopo i saluti, fa il punto della situazione.
Gino Pitti (Arezzo) interviene sulla carta delle Autonomie, gli accorpamenti, ciò che è accaduto in
Sardegna e il caos che si è venuto a creare. C’è un conflitto tra la carta delle Autonomie e il decreto
Salva Italia. Siena ha 36 Comuni, Arezzo 39.
600 possibili candidati, possibili 60 liste da considerare col nuovo sistema di elezione del Presidente
e dei Consiglieri provinciali. Bisogna partire da questi punti per chiedere incontri all’UPI e alla
Regione.
Fabio Conti (Siena) . Abbiamo di fronte una situazione indefinita. L’unico punto fermo
attualmente è il Decreto Salva Italia. Non siamo riusciti a tirare dentro la Regione che rimane il
“dominus” di tutta la questione. L’Assessore Nencini non ha mostrato molto interesse. Bisogna a
questo punto indirizzarsi verso una sola persona che individuo nel Presidente della Regione Rossi. I
lavoratori vanno uniti su un unico obiettivo. Legge un insieme di otto domande da sottoporre a
Rossi. Bisogna uscire sui giornali, abbiamo diritto a una risposta. Ne va della nostra vita e del
nostro futuro. Non sono stati fatti grossi passi avanti. Propongo un’assemblea di tutti i lavoratori
delle province toscane. Le iniziative devono essere visibili per difendere in primis il posto di lavoro.
Si apre un vivace dibattito sui punti illustrati. In mancanza di risposte dalla Regione pensare ad una
manifestazione a Firenze di tutti i lavoratori provinciali.
Gino Pitti – Coinvolgere anche il Presidente del Consiglio Regionale. Più che a Novoli andare in
Piazza Duomo. Anche in Veneto è stato costituito un coordinamento della Regione Veneto.
Aloi – Tutto bene, ma dobbiamo darci un metodo. Le proposte devono essere organiche. Ritornando
all’o.d.g. l’ultima volta eravamo rimasti che bisognava raccogliere i dati sulle competenze, sulle
funzioni, sul personale addetto. Questa parte deve essere sviluppata bene. Poi ben vengano le 8 o 10
domande.
Sergio Angioletti (AR) – Il Coordinamento ha la sua forza, Ok il rapporto coi sindacati confederali,
nostra sponda naturale, ma mi piace di più la nostra rappresentanza diretta. Le proposte articolate e
articolabili ancora devono essere messe nero su bianco e diffuse. C’è indecisione ma ci sono molti
motivi di preoccupazione che uno sia addetto ai centri per l’impiego, o poliziotto provinciale o
amministrativo. Il Presidente Rossi deve riceverci con pari dignità. Al di là dei numeri chiedo un
piano concreto di interlocuzione.
Aldo Borgheresi (Firenze) – va bene il discorso di Fabio, sull’uscire all’esterno. Comunque vada a
finire, molta elasticità verrà data alla Regione al di là delle decisioni nazionali. La Regione starà
facendo la sua ricognizione ma a noi serve la nostra ricognizione, personale e servizi erogati ai
cittadini. Ci vuole la sensibilizzazione ma prima servono i dati. C’è una campagna di stampa contro
i dipendenti pubblici che consigliano una certa ponderatezza dei comunicati.
Alessandra Savignano (GR) – Avevo altre aspettative. Le nostre controparti sono Regioni e
Amministrazioni locali, al di là del livello nazionale. Come dobbiamo interpretare i nuovi concorsi
in Regione? Si stanno verificando una serie di mobilità alla ricerca del “posto sicuro”. Bisogna
attivare una contrattazione prima a livello locale per non privilegiare alcuni lavoratori a discapito di
altri. Legge un volantino CGIL, CISL e UIL (allegato) che verte sull’argomento: pari opportunità
per tutti i lavoratori provinciali coinvolti. Mi auguro che questo tema venga affrontato dal
Coordinamento. Sullo sviluppo rurale il Dirigente Giliberti della Provincia di Firenze è il
coordinatore di tutte le province sulle attività in delega, con rapporto diretto con la Regione. Noi
possiamo chiedere i dati raccolti. L’ultima statistica comprendeva nome e cognome, profilo etc.
(Legge 10/89).
Cozzoli (Lucca) – Stiamo attenti a coinvolgere il personale nelle assemblee, anche perché in questo
momento non abbiamo molto da dire loro. Propongo un regolamento sulla mobilità dei dipendenti
gestita a livello regionale.
Marco Zatini (Firenze) – C’è una mole di dati consistente da elaborare. Abbiamo già la pianta
organica. Lo schema proposto da qualche Provincia deve essere più sintetico. Le otto domande le
riformulerei anche con riferimento a quanto fatto in altre regioni. Potrebbero diventare anche 10.
La Regione non risponde per non parlare dell’UPI. Sollecitiamo la richiesta di incontro all’UPI.
Sollecitiamo anche i nostri sindacati confederali perché si facciano interpreti delle nostre richieste.
La politica non ha risposto alle nostre preoccupazioni e sollecitazioni.
Patrizia Cottaramusino (Livorno) – C’è un clima di abbandono nave (nessun riferimento alla
Costa Concordia). Situazione variegata. Siamo agnelli sacrificali. Bisogna riportare alla cittadinanza
l’attenzione sui servizi con presidi nelle piazze. C’è il problema dei fondi. La mobilitazione deve
essere regionale e in una giornata unica. Il Comune di Livorno ha fatto un bando aperto di
fabbisogno di personale. Sono pervenute circa 500 domande. Difendere i posti di lavoro e incalzare
i politici.
Bonturi (Lucca) – Siamo un esercito senza comando. Il nuovo soggetto che prenderà il posto della
vecchia provincia avrà un ruolo simbolico. La Regione prenderà atto della legge sulla mobilità nel
P.I. – se andiamo per strada a manifestare ci fanno delle pernacchie. Questo è il sentimento
nazionale. Ci vuole una iniziativa che accetti il cambiamento, diventando soggetti propositivi senza
rifugiarsi in trincea. Ben venga muoversi in anticipo con alcune richieste. Diventiamo così soggetti
di decisioni. Omogeneizzare le funzioni delle Province, con attenzione più che sulle nostre
aspettative, sui servizi offerti ai cittadini. Aprire l’iniziativa con la Regione, il resto sono
schermaglie politiche.
Manetti (USB Siena) – Tra i vari interlocutori, non è detto che ciò che viene detto qui valga anche
per il sindacato confederale. Non è qui che bisogna portare le problematiche interne dei singoli Enti,
se non la semplice circolazione delle idee. Il punto di riferimento sono le competenze e chi fa cosa.
Il nostro interlocutore è la sede del Consiglio Regionale. La difesa dello status quo ci spazzerà via.
Va costruito un percorso anche con altri livelli che non siano quelle delle manifestazioni di piazza.
In Italia vi sono 60.000 dipendenti provinciali ma anche 50.000 dipendenti di società partecipate. Di
questo bisogna tenerne conto.
Gino Pitti – vedo 3 contraddizioni. 1) Siamo dipendenti ma anche cittadini (con riferimento alla
nuova elezione del Presidente della Provincia e dei consiglieri che abbasserebbe il livello di
democraticità). 2) Favorire le fasi partecipative, chiedere diversi interlocutori non è uscire dai nostri
compiti, interessi e linea di condotta. Lo scambio dei dati è essenziale con riferimento alle funzioni
svolte più che al dato numerico in sé stesso. 3) Vogliamo trovare azioni comuni e trasversali e poi
andiamo ad arroccarci all’interno delle singole casine/amministrazioni. Non siamo ancora al punto
del “si salvi chi può”.
Savignano – chiarisce i suoi concetti prima espressi.
Sbrizzi (FI) – In Regione non conoscono ancora esattamente le funzioni svolte dalle Province. Vi
sono delle unioni di Comuni dove si stanno verificando esuberi di personale. La visibilità verso
l’esterno può anche essere esercitata attraverso i social network che attualmente vengono letti più
della carta stampata. Si potrebbero fare simulazioni sui costi di alcuni servizi fatti dall’interno
invece che esternalizzati: ci sarebbero molte sorprese.
Angioletti – diffonde un sunto “confidenziale” sulle posizioni
Antonio Bulgaresi (Siena) – Provengo dalla Regione Toscana (bonifica) e trasferito d’imperio in
Provincia. All’epoca Chiti ci chiamò marmaglia e chiamò la Digos…
Fa un excursus sull’evoluzione delle funzioni nelle Province. Vi sono funzioni duplicate fra
Stato/Regione/Province. Andiamo a vedere le sovrapposizioni anche fra le Agenzie. Noi 1000
regionali comandati trasferiti d'imperio agli enti oggetto di delega eravamo il 31° articolo
della nuova legge sulla dirigenza regionale e che, oltre le carriere fulminanti del residuo personale
regionale, la regione ha inciso pesantemente sui successivi assetti organizzativi delle province,
svilendole delle precipue competenze istituzionali della vecchia legge comunale e provinciale, e
contribuendo a generare quell'impopolarità che Monti ha cavalcato populisticamente ma che ora è
stemperata nel sentimento popolare e con protervia viene perseguita solo in via politica. Constatato
che sono ben altri i soggetti su cui porre l'attenzione in questi momenti bui, sarebbe opportuno nella
disamina delle varie funzioni espletate dalle province, non limitarsi alla organizzazione e
funzionalità delle province stesse ma analizzarle in toto nella organizzazione e funzionalità sia
regionale che di tutti gli altri soggetti istituzionali a vario titolo coinvolti, incluse sia le agenzie nate
come funghi che le tante partecipate. Coinvolgendo attivamente volenti o nolenti le varie
componenti sindacali degli enti preposti dovrebbe essere effettuato uno screening a 360° dei servizi
resi al cittadino e dei loro centri di costo nelle funzioni di cui le province anche loro malgrado si
occupano. E' inconcepibile che sullo stesso intervento di natura tecnica siano effettuate dalla
Regione anche 3 o 4 schede di monitoraggio o che per realizzare un intervento si passi dal
finanziamento CEE alla Regione, alla Provincia, al Comune e poi all'impresa realizzatrice. Se di
riforma delle province si deve parlare si contestualizzi in Toscana con un'analisi compiuta dalla
Regione in giù, evitando duplicazioni e burocratizzazioni esasperate che il cittadino non vede in
Regione solo perché ne è lontano e gli è di fatto sconosciuta
Aloi – Prendiamo le 8 domande e integriamole. Ognuno nel suo ambito è autonomo, ma se le
iniziative devono essere coordinate, bisogna essere coordinati.
La lista che ha mandato Prato è un po’ troppo analitica e potrà andare bene nella fase finale, non
nell’immediato. E’ importante sapere anche il dato quanto personale per quante funzioni.
Michele Calenzo (FI) sulla proposta emersa di censire non solo il numero degli addetti ma anche
livello economico e inquadramento giuridico, fa presente che, dal punto di vista dei costi, e
considerato che in Provincia è transitato personale da Regione, Ministeri, Ferrovie etc. le buste paga
sono notevolmente diverse a causa dei trascinamenti ad personam, voci una tantum, RIA etc.
Fabio Conti – Direi di concentrarci solo sulle funzioni e sul personale addetto.
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Conclusioni
In prospettiva dell’apertura di un eventuale tavolo, viene individuata una prima delegazione del
Coordinamento RSU Toscane nelle persone di:
Patrizia Cottaramusino
Giuseppe Aloi / Aldo Borgheresi
Manetti Alessio
Fabio Conti.
La riunione ha termine alle ore 13
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